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Spina di Borgo; demolizioni e Conciliazione

Dalla Meta Romuli alla via Alexandrina

La Spina di Borgo vista dall’anello della Cupola 1923

Il Problema della Spina di Borgo nasce molto prima dei patti Lateranensi e del ventennio fascista.

Nel Giubileo del 1500 Papa Alessandro VI Borgia decise che la città doveva poter accogliere un gran numero di pellegrini e quindi, si rendeva necessaria una via dedicata che senza problemi, conducesse a San Pietro ed in asse con il Portale del Palazzo Vaticano.

Ci fu dunque, il progetto e la realizzazione della Via Alessandrina.

Ma tutt’intorno a San Pietro ed al Vaticano era cresciuto Borgo con i Palazzi dei Cardinali e delle famiglie aristocratiche ma anche le case degli artigiani e del popolino che attorno alla Curia trovava da lavorare e viveva.

La spina in una mappa dei primi 900
L’area attuale con via della Conciliazione da una foto aerea sovrapponibile
Posizionata dove , oltre il Ponte neroniano si dividevano via Cornelia con la Triumphalis, la Meta Romuli si trovava di certo nei pressi di Borgo Nuovo

Per realizzare la nuova via il Papa non si fece fermare dalla necessità di demolire alcune costruzioni ed anzi nel 1499 fece anche demolire uno dei superstiti mausolei a forma piramidale di Roma conosciuto come Meta Romuli. 

Durante il medioevo l’imponenza delle suddette piramidi fece senz’altro presa sull’immaginazione della gente, che le associarono a Romolo, il mitico fondatore e primo re di Roma, e a suo fratello Remo e chiamata Meta Romuli. Alcune fonti parlano esplicitamente del monumento come la Tomba di Romolo.

La Meta Romuli rimase integra fino al 1499. In quell’anno la via voluta dal papa Alessandro VI , che ribattezzò dal proprio nome via Alexandrina, circa metà della piramide, che ostruiva la strada, venne sacrificata.

La targa della via con stemma papale, probabilmente anch’essa finita in macerie assieme il palazzo in testa alla via

La porzione rimanente scomparve qualche decennio dopo, nel 1564, quando la vicina chiesa di Santa Maria in Traspontina fu demolita e ricostruita 100 metri più in là, dov’è situata ancora oggi.

Ipotesi di posizionamento della Meta Romuli nell’attuale contesto urbano

Il tracciato della via era in linea retta, ortogonale al portone del Vaticano e partiva dal Ponte dell’Angelo; questa via fu chiamata Recta, o Alessandrina e solo più tardi  di Borgo nuovo.

Papa Alessandro diede ordine alla Camera Apostolica di vendere i lotti di terreno che erano stati tracciati ai due lati della strada con la clausola che gli acquirenti dovevano costruire palazzi di almeno 70 palmi ( m. 15,64) di altezza.

Da Borgo Nuovo alla casa di Raffaello.

Palazzo Da Brescia durante le demolizioni, considerato erroneamente casa del Raffaello, in realtà accanto alla vera ma della quale si era occupato del disegno.
Palazzetto da Brescia in demolizione

La nuova via divenne la strada più importante del quartiere a ridosso di San Pietro, nella cui Fabbrica erano in corso i lavori di ampliamento ed abbellimento.

Tali opere finiranno solo dopo oltre un secolo ed  influirono anche nello sviluppo della zona fino a quel momento occupata in prevalenza da abitazioni di tipo popolare.

Ai lati della via fu realizzata una lottizzazione con isolati di forma regolare in cui si realizzarono i nuovi palazzi: a Piazza Scossacavalli il Bramante stava finendo il Palazzo per il Cardinale di Corneto (oggi Palazzo Giraud-Torlonia) e, sempre il Bramante, in un angolo della stessa piazza costruiva il Palazzo Caprini che pochi anni dopo sarà acquistato da Raffaello per farne la propria residenza romana.

la Spina d borgo ha ormai un aspetto simile a quello definitivo anche se le stratificazioni storiche continueranno fino al tardo 800.

In una Spina ormai demolita, alla sinistra della fontana del della Porta;Palazzo Giraud-Torlonia
Palazzo Giraud-Torlonia

Lo stesso Raffaello progettò e seguì la costruzione di due palazzi di cui uno fu quello di Branconio dell’Aquila- lo stesso rappresentato nel famoso dipinti di Raffaello autoritratto con un amico- il cameriere segreto di Papa Leone X Medici e custode del celebre elefante Annone.

L’altro palazzo fu quello del medico di Leone X Giacomo da Brescia, che aveva comperato una striscia di terreno molto piccola che terminava a punta sebbene posizionata in posizione ambitissima tra via Sistina (non  la odierna ma nei borghi) e Via Alessandrina.

Da antichi disegni del prospetto della casa di Raffaello al palazzo dei convertendi, con mappe e ritocchi a facciata , come si vede si sovrappongono perfettamente piani e finestre, che da 5 passarono ad 8
Progetto ricostruttivo di palazzo dei Convertendi alla conciliazione
Oltre la appendice che lo collega alla chiesa, evidentemente fuori progetto, l’ultimo restauro del palazzo ce lo restituisce ancor più dissimile dall’originale con queste colorazioni decisamente arbitrarie.

Video emozionante con audio originale a Scossacavalli

Via Alessandrina fu per la Basilica di San Pietro ed il Vaticano un’altra via di accesso anche se la direzione era verso le aree meno abitate di Roma dove però confluivano le strade provenienti dal nord.

Ma soprattutto l’apertura della nuova strada fu l’inizio di una vera ristrutturazione urbanistica della città che i Papi iniziarono a partire da Borgo.

L’ultimo giorno della Spina

Qui la struttura viaria era incentrata su Via Borgo Vecchio e Via Alessandrina che correvano parallele con la Piazza Scossacavalli con punto di snodo tra le due e su cui si affacciavano il grande Palazzo della Rovere ed i nuovi palazzi Corneto e Caprini.

Benchè poi la via Alessandrina mutò velocemente in Borgo Nuovo, resta curioso come a distanza di pochi anni, entrambe le vie Alessandrine; (questa e quella ai fori) vennero rase al suolo dal Duce negli anni del Piccone Demolitore-Risanatore.

La spina da piazza Pia, un tempo, piazza del Plebiscito

Dalla Fabrica al “Nobile Impedimento”

La passione per i posticci in gesso, legno e cartapesta di cui si nutrì la retorica urbanista del ventennio, nasce molto prima, questo è un doppio arco alla spina di borgo, eretto per il giubileo del 1850
Come si evince dai progetti, della spina non rimarrà nulla, mentre in cambio di fantasiose ricostruzioni del palazzo dei Convertendi, si perderanno altri edifici storici e ciò che rimarrà è in neretto nel progetto sotto

Durante il XVI e XVII secolo, fu portata a compimento la ricostruzione della Basilica di San Pietro e quando si pose il problema di sistemare la grande piazza davanti alla basilica, Papa Alessandro VII volle affidare l’incarico a Gianlorenzo Bernini di valorizzare quella che allora veniva chiamata Platea Sancti Petri.

La progettazione iniziata nel settembre del 1656 durò ben undici anni perché i problemi architettonici, estetici liturgici e simbolici erano molti.

Il risultato finale fu di una piazza articolata, una “piazza retta”, di forma trapezoidale davanti alla chiesa, con dalla facciata due bracci porticati rettilinei leggermente convergenti verso una piazza ovale che si apriva intorno all’obelisco ed era delimitata da un colonnato di forma ellittica con tre file di colonne a simboleggiare l’abbraccio della Chiesa all’intera umanità.

La spina dalla cupola 1908, notare il colonnato alto praticamente come il tessuto urbano circostante, deputato ad aprire uno scenario a chi si affacciava a piazza Rusticucci venendo dai Borghi.
La medesima inquadratura oggi, in bianco e nero per esaltarne la diversità con la foto precedente; cpome si vede non solo la spina , ma gran parte dei borghi, un intero quartiere nonchè rione storico, fu raso al suolo per adattarlo alle quinte monumentali così care agli architetti del ventennio.
Chi non stenderebbe i panni al sole della Piazza con questa vista mozzafiato dai tetti di Palazzo Rusticucci, siamo nei primi del 900
Fomentati dal duce, ma intortando il medesimo, Bottai, Piacentini, Spaccarelli, Effiso, Testa ed Alfieri visionano la spina demolita proponendo il nobile impedimento ed altre teorie, ottobre 1937
Piacentini osserva dal muretto di Castello la spina completamente demolita

L’effetto Sorpresa

La grande scenografia che Bernini aveva creato si andava ad innestare sul quartiere di Borgo con le sue stradine strette che non lasciavano vedere nulla.

Così Bernini progettò il cosiddetto “terzo elemento” un altro porticato che continuava la curva degli emicicli dalla parte opposta della basilica così che il visitatore arrivando dalle viuzze di Borgo entrava in una Piazza San Pietro chiusa in sé stessa come uno scrigno prezioso.

Una vista inedita della spina dalla Basilica 
I propilei al termine della Conciliazione nell’ipotesi Piacentini del Nobile Impedimento

Ma Alessandro VII muore nel 1667 e del “terzo elemento” non si parlò più. 

Tra le due ali del colonnato rimase uno slargo da cui si poteva ammirare la Basilica di S. Pietro, mentre alle spalle restava il quartiere rinascimentale delimitato da Via di Borgo Vecchio e Via di Borgo Nuovo e con al centro un isolato di forma allungata che ben presto venne denominato “Spina di Borgo”

… Curiosamente l’idea del terzo colonnato fu ripresa una volta demolita la Spina d Borgo , proprio da Spaccarelli e Piacentini, i quali scontenti dell’effetto prospettico, diverso da quello immaginato, concepirono l’idea di un “nobile impedimento”, un terzo colonnato appunto, che con carrelli e cartapesta cercarono di progettare in loco nelle giuste proporzioni e collocamento.

Poi venne la guerra…e questo progetto venne  dato in pasto ai pesci del fiume…

I Patti Lateranensi

“Siamo riusciti a chiudere un Concordato che, se non è il migliore di quanti se ne possono fare, è certo tra i migliori che si sono fin qua fatti; ed è con profonda compiacenza che crediamo di avere con esso ridato Dio all’Italia e l’Italia a Dio”.

Così Papa Pio XI commentava la firma dei Patti Lateranensi avvenuta l 11 febbraio 1929 dopo quasi 60 anni di scontri sulla questione romana.

La data non era casuale, era l’anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes, il nome veniva da San Giovanni in Laterano dove il cardinale Gasparri per la Santa Sede e Benito Mussolini per il Regno di Italia sottoscrissero tre accordi.

Un Trattato riconosceva l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede che fondava lo Stato della Città del Vaticano, la Convenzione finanziaria prevedeva un risarcimento di 750 milioni di lire a beneficio della Chiesa per le spoliazioni degli enti ecclesiastici a causa delle leggi eversive;

il Concordato definiva le relazioni civili e religiose in Italia tra la Chiesa e il Governo stabilendo la norma del giuramento dei nuovi vescovi al Governo italiano che dal canto suo riconosceva le leggi su matrimonio e divorzio e rendeva il clero esente dal servizio militare.

1931, a seguito dei Patti, vennero poste delle lapidi ai piedi del colonnato recanti i confini tra Stato e Chiesa

I Patti garantirono alla Chiesa anche il riconoscimento del cattolicesimo religione di Stato in Italia, e resero obbligatorio l’insegnamento della religione cattolica a scuola, già presente dal 1923.

Nel 1948 i Patti furono riconosciuti nella Costituzione italiana, nel 1984 un nuovo Concordato stabilì che la Chiesa potesse essere finanziata da una frazione del gettito fiscale attraverso 8×1000 e che la nomina dei vescovi non richiedesse più l’approvazione del governo italiano.

Fu anche stabilito che nelle scuole si potesse richiedere l’esenzione dall’ora di religione cattolica, prima obbligatoria. Da allora la religione cattolica non è più religione di Stato ma è riconosciuta come religione maggioritaria.

Novant’anni dopo la firma i Patti hanno ancora un senso in quanto permettono alla Chiesa italiana di non essere sottoposta a qualsiasi autorità politica terrena, ma di dover rendere conto della sua missione universale solo a Dio, la sua indipendenza è sacra.

Resta da chiedersi se gli accordi bilaterali possano essere migliorati per garantire una reale conoscenza delle radici cristiane anche in contesti extrascolastici dove spesso il pregiudizio e il laicismo ignorano la cultura religiosa alla base della società civile.

Prova su carrelli ed impalcatura tra piazza rusticucci ed il colonnato del Nobile Impedimento
Questa composizione fotografica, svela l’ambita prospettiva ricercata a costo di pesantissime demolizioni, e tuttavia non basto demolire la spina, per raggiungere una decorosa parallelasse con obelisco e Basilica, verra’ raso al suolo anche tanto ai lati dei borghi.

 

Dalla Terrazza di castel S.Angelo si confronta il modello della prima versione di viale della Conciliazione, si vedono i due complessi tra piazza scossacavalli e rusticucci che sarebbero dovuti essere conservati.

Roma ed i piani Urbanistici post unitari

Quanto Roma sia cambiata negli anni che vanno dal 1870 al 1950 è fatto certamente assai noto.

Ma alcune trasformazioni, hanno di fatto mutato ben più di altre, l’aspetto attuale della città.

Uno di questi interventi, un vero e proprio sventramento, fu quello intrapreso in epoca fascista nel rione Borgo.

Dal 1936, sulla base del progetto sviluppato dagli Architetti Piacentini e Spaccarelli, iniziò infatti la demolizione della cosiddetta Spina di Borgo:

– Un nucleo urbano altamente popolato posto tra le due strade parallele di Borgo Vecchio e di Borgo Nuovo – che in meno di dodici mesi rese completamente libera la linea visiva che collegava Castel Sant’Angelo a piazza San Pietro.

Queste due foto ci mostrano l’area della Spina demolita assieme tanto altro, così per anni rimase la zona per l’interruzione dei lavori a causa del secondo conflitto, i lavori ripresero nel dopoguerra ma furono esclusivamente di ricostruzione del vuoti creato. Sotto una inquadratura simile precedente con l’elegante equilibrio dei borghi che verrà per sempre distrutto
Borgo nuovo tra Scossacavalli e Rusticucci, con l’angolo smussato
Il progetto originale della Conciliazione esposto al Papa, di notino il doppio colonnato dell’interrompimento nobile ed i propilei diversi accanto ai colonnati. Il progetto attuale demolì ulteriormente alcuni edifici originali del borgo

Le demolizioni e poi la guerra ferma tutto.

 A cornice delle demolizioni di borgo, numerose furono le edicole sacre e le fontane rimosse  in loco, come  la fontana del Maderno che oggi vediamo in piazza S.Andrea della Valle.

Pochi ne sono a conoscenza, ma proviene proprio da qui. 

Anche questa opera monumentale, al pari di altre, ha dovuto aver il suo “purgatorio” di anni nei magazzini del comune, per trovare di nuovo acqua e luce in una nuova collocazione.

fontanile ai piedi della fontana di piazza Scossacavalli
Attuale quanto misconosciuta collocazione del fontanile, in zona tomba di Nerone

Ciò che forse è davvero sconosciuta, è altresì la fine che ha fatto il fontanile al suo fianco…ebbene dopo ricerche non facili, lo abbiamo individuato a nuova vita in zona Tomba di Nerone sulla Cassia, dove fa bella mostra di se in un piccolo parco dedicato ai caduti di guerra.

La fontana che dagli anni 50 incornicia piazza S.Andrea della Valle
fontana del maderno a piazza scossacavalli dopo le demolizioni per la spina di borgo
Anche nel vuoto assoluto delle demolizioni, la fontana del Maderno avrebbe fatto la differenza nella attuale via della Conciliazione, specie ora che è da anni pedonalizzata.
L’inizio delle demolizioni dall’edificio centrale della Spina a Piazza Pia, il duce in persona da il primo colpo di piccone.                                                                                                                                                                                                                        
Un tram esce da Borgo Nuovo mentre sono appena iniziate le demolizioni nel primo edificio della spina.
Padre e figlio (in basso) osservano i primi colpi di piccone dalle case di Borgo Vecchio, ignari che di li a breve anche gli edifici ai lati della spina verranno poi demoliti
I tram sferragliano ancora nei borghi, tra rumori di piccone e martelli pneumatici, infissi e materiali di recupero vengono ammassati mentre i camioncini portano via i detriti e con essi tante testimonianze di vite vissute in quelle camere sventrate e nei negozi distrutti sotto di esse
I tram sferragliano ancora nei borghi, tra rumori di piccone e martelli pneumatici, infissi e materiali di recupero vengono ammassati mentre i camioncini portano via i detriti e con essi tante testimonianze di vite vissute in quelle camere sventrate e nei negozi distrutti sotto di esse
Procedono le demolizioni tra gli ultimi tram che entrano ed escono dai borghi
Lavori alla Conciliazione nell’immediato dopoguerra
L’effetto sorpresa sarebbe stato salvaguardato non demolendo i due complessi finali della spina
da questa foto aerea si vede ancora ponte Vittorio in costruzione 1909, tra la spina di borgo e ponte degli alari a piazza pia ancora esisteva l’avancorpo del S.Spirito in Sassia che verra demolito per collegare il ponte alla conciliazione
La costruzione del ponte comporterà il sacrificio dell’avancorpo del S.Spirito in Sassia come si vede, con affreschi pregevoli
rara e pregevole foto dell’avancorpo del S.Spirito in sassia 1908

Il via ai lavori fu approvato sia dallo Stato che dalla Chiesa e il 29 Ottobre del 1936 Mussolini stesso, in piedi su un tetto della spina, diede il primo colpo di piccone.

A causa dello scoppio della guerra, i lavori furono sospesi e di fatto il completamento del progetto si ebbe solo negli 50 del secolo scorso, come da nuovi accordi tra lo Stato Italiano e la Santa Sede, creando così la nuova Via della Conciliazione.

La sua etimologia derivava appunto dagli accordi sottoscritti con i Patti Lateranensi nel 1929.

Due propilei furono così costruiti ( al posto del nobile impedimento) di fronte a piazza San Pietro ed in quello meridionale fu incastonata l’antica chiesa di San Lorenzo in Piscibus; due edifici monumentali furono invece eretti all’inizio della via sul lato opposto, verso Castel Sant’Angelo e lungo la strada furono innalzate due file di obelischi, che i romani battezzarono prontamente “le supposte”!

 

L’epilogo delle demolizioni in quel che resta nell’ultimo ostacolo alla vista del Cupolone da Castello; palazzo dei Convertendi e tutto il blocco fino a piazza Rusticucci è ormai un cumulo di macerie con gli operai in posa a suggellare il momento storico…
Meno di un anno separano queste due foto emblematiche; la spina prima e dopo la sua intera demolizione, un bambino, forse lo stesso, si aggira a piazza Pia, volgendo simbolicamente le spalle a quanto occorso in pochi mesi ad un pezzo di Roma, che mai sarà più lo stesso…adesso il Cupolone si vede, ma le asimmetrie dei borghi renderanno necessari ulteriori sacrifici e demolizioni che solo la seconda guerra fermerà, lasciando un vuoto, un nulla dove una volta c’era un rione.
La spina è abbattuta, l’operazione sembrerebbe conclusa; la Cupola si vede da Castello ed i bus hanno sostituito i tram, spariti anche essi per volere del duce, rimangono gli splendidi edifici gemelli ai lati dei borghi ed i borghi stessi ai lati, come la fontana del Maderno in quel che era piazza Scossacavalli. Sarebbe potuto rimanere tutto così, invece le demolizioni erano appena iniziate..

Le demolizioni oltre la Spina

La piazza affollata per il giubileo straordinario del 33

Cosa abbiamo perso invece oltre la suddetta Spina?

Praticamente un intero quartiere, tra i più antichi della Roma medioevale e rinascimentale, popolatissimo e gli sfollati, molto numerosi, furono tutti dislocati nella prima periferia di Roma.

Ciò accadde fra l’altro perché i nuovi edifici eretti ai lati della strada, non avevano funzione abitativa, ma ospitavano uffici, alcuni dei quali usati dal Vaticano.

A livello artistico invece, con l’apertura di via della Conciliazione, si è decretata la perdita dell’idea prospettica che il Bernini voleva dare al visitatore, regalando la sorpresa di uscire dalla Spina di Borgo:

…Una zona costituita da piccole vie e una serie di palazzi incastonati l’uno con l’altro ,  per giungere alla meraviglia dell’enorme piazza con il colonnato davanti alla Basilica!

Di tutti i momenti intermedi, col senno di poi, questo poteva essere quello in cui il compromesso sarebbe stato più accettabile, lasciando la Cupola preclusa solo dall’ultimo blocco e salvando con il palazzo dei Convertendi anche le ultime tracce della casa di Raffaello, la fontana in piazza e quel minimo di effeto scenico voluto da Michelangelo nella cupola svelata all’ultimo impedimento
Dai tetti di borgo vecchio, uno sguardo sulle demolizioni; mentre sferraglia uno degli ultimi tram, san Giacomo a Scossacavalli cade sotto i colpi del piccone, tre quarti della Spina sono già distrutti in meno di 8 mesi
Dal medesimo punto di vista della foto precedente, dopo pochi mesi tutto è già spianato, ma l’insoddisfazione per il risultato ottenuto porta come conseguenza ulteriori demolizioni; edifici a borgo vecchio vengono demoliti per creare un ingresso da ponte Vittorio e la pavimentazione centrale viene rimossa. Seguiranno ulteriori pesanti demolizioni di edifici storici e lo spostamento della fontana a S.Andrea della Valle
vicolo dell’elefante vicino a palazzo da brescia

Degli edifici che qui erano presenti, la maggior parte fu completamente distrutta.

Pochi furono quelli ad essere risparmiati, come per esempio la chiesa di Santa Maria in Traspontina, Palazzo Torlonia e Palazzo dei Penitenzieri, ma solo perché si trovavano più o meno in asse con la nuova strada.

…Ancora meno quelli che furono spostati e ricostruiti, come per esempio Palazzo dei Convertendi.

Piazza scossacavalli

Ciò che poi scomparve completamente fu anche piazza Scossacavalli, forse la più importante del rione su cui si affacciavano Palazzo dei Penitenzieri e la Chiesa di San Giacomo e che aveva nel suo centro la fontana opera di Carlo Maderno, risparmiata dalle distruzioni del secolo scorso e che oggi possiamo ammirare di fronte a Sant’Andrea della Valle.

La piazza si trovava esattamente a metà della Spina di Borgo: nel 1500 papa Alessandro VI Borgia, per risolvere il problema del traffico per il Giubileo imminente, fece costruire una nuova strada, la Via Alexandrina o Recta, quella che poi venne detta Borgo Nuovo. Non sono molte di più le informazioni di cui disponiamo perché in realtà non fu effettuato alcun rilievo dell’antico quartiere prima della sua distruzione. Ciò che resta oggi sono infatti solo alcuni disegni , foto e stampe grazie ai quali però è comunque possibile riscoprire, anche se solo in parte, questo prezioso angolo della Roma che fu!

La chiesa ed i borghi allagati nella piena del 1915, dove malgrado i muraglioni il Tevere esondò in più punti
L’ultimo baluardo della Spina: il palazzo dei Convertendi, in piena demolizione, eppure così sarebbe stato il giusto compromesso per godere dell’effetto Cupola oltrepassato il blocco fino a piazza Rusticucci

le ultime macerie del blocco tra scossacavalli e rusticucci vengonospazzate via

Il Dopoguerra ed la nascita della Conciliazione

Una carrellata fotografica che mostra i progressivi sventramenti e ricostruzioni , oltre la spina, dei lati dei borghi

I lavori interrotti causa il conflitto, ripresero alacremente nel dopoguerra, gli architetti Piacentini e Spaccarelli non fecero che pochi aggiustamenti di tiro, nei progetti già approvati, per essere messi in opera.

La zona era ormai un cantiere abbandonato ed al posto della spina e dei borghi preesistenti, solo vuoti irreali che andavano colmati.

In pochi anni vennero costruiti gli edifici del frontespizio compreso quello dell’auditorium e quelli dei propilei vicino il colonnato.

le ultime fasi delle demolizioni a conflitto gia iniziato
si costruisce il primo edificio del nuovo frontespizio nell’immediato dopoguerra
Il primo edificio del frontespizo nel dopoguerra adibito alle armate Americane
San Lorenzo in Piscibus come appariva a borgo vecchio
ed ecco come è inglobata oggi la chiesa, sconosciuta praticamente a tutti la sua presenza dentro l’edificio, se ne vede l’abside da via dei penitenzieri
Nella prima foto in alto si vede la chiesa dela SS Annunziata cerchiata in rosso completamente isolata dagli edifici demoliti, poi altre immagini , disegni ed acquerelli ce la mostrano nelle fasi originali e durante le demolizioni, alfine la collocazione attuale annegata nell’edificio tra piazza pia e lungotevere vaticano

Misteriosamente scampate alle demolizioni due chiese furono adattate al nuovo assetto: San Lorenzo in Piscibus e S:S Annunziata con L’Oratorio della Annunciatrice, la prima rimase inglobata nell’edificio sinistro del propileo ed è visibile entrando in un portone a via Pfeiffer, completamente raschiata , invisibile quanto inaccessibile. La seconda salvò la facciata, incastonata nel nuovo palazzo del frontespizio a sinistra della conciliazione. Sono questi tra i pochi resti sopravvissuti al piccone demolitore ed ai deliri ipocriti dei due architetti che, mentre parlavano di conservazione del patrimonio riducevano a macerie secoli di storia, cultura ed urbanistica.

Ponte Vittorio Emanuele, in fondo scorcio degli Ospedali di S. Spirito e di S. Carlo, al centro la Nunziatina, a destra palazzo Poletti, (acquerello su carta di Giuseppe Fammilume, 1936 – Museo di Roma,
non ebbe altrettanta fortuna la Chiesa di S.Michele Arcangelo ai Corridori , qui prima della demolizione, facciata su via della Traspontina e su borgo s angelo

Tutto ciò in nome di modelli urbanistici ispirati ai boulevard Francesi di Haussman.

Una megalomania frutto della retorica del ventennio, già ipotizzata ad onor del vero in secoli precedenti e dagli stessi Savoia che però, quando chiamarono lo stesso Haussman come consulente allo sviluppo urbanistico, ricevettero un diniego dal medesimo.

Egli  affermò che tutto quanto nella roma millenaria dovesse rimanere inalterato e che la città si sarebbe dovuta sviluppare verso prati e Montamario, lasciando inalterata la Roma di Stendhal e Goethe.

Via della Conciliazione è ormai ricostruita, ma l’isolotto centrale verrà presto sostituito dagli obelischi-lampione, giusto in tempo per l’anno santo 1950
in questi due pannelli c’è la storia della via della Conciliazione, dagli americani alla messa solenne del giubileo con la Basilica adornata di circa 5000 ceri
le “supposte” come furono scherzosamente ribattezzate a ROMA, un lavoro di poche settimane per giungere in tempo alla accensione del viale , giusto in tempo per l’apertura della Porta Santa

Alla fine il problema di allineamento della Basilica con la via Conciliazione, fu risolto con i lampioni obelisco e la creazione di due corridoi laterali come rievocazione dei borghi .

Tutto fu finito in fretta per l’inaugurazione dell’anno santo 1950 che ne consacrò l’aspetto che tutti noi oggi conosciamo.

Abbiamo avuto l’onore di realizzare per la manifestazione Romaesate, dei pannelli commemorativi ed esplicativi sotto le banchine di lungotevere Castello, che sintetizzavano e mostravano tutto ciò, nella estate 2018

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