Piazza Trilussa: una fontana mille aneddoti…
Nelle sue stratificazioni storiche ed urbanistiche, Roma ha visto cambiamenti nei secoli, ma quelli perpetrati dai Savoia, re della novella Italia, per rendere la capitale sicura da alluvioni , furono i più intensi e repentini degli ultimi secoli ( nello stesso anno dell’insediamento, si registrò una devastante piena record).
A seguito delle suddette piene ,vennero presi interventi al riguardo, dove si optò per il progetto Carnevari; che prevedeva pesanti demolizioni su entrambe le rive del fiume. Unico regalo di tali brutali demolizioni, che non risparmiarono chiese e reperti dell’impero, fu l’acquisizione per Trastevere, di una fontana in precedenza addossata sulla sponda opposta, al palazzo cosiddetto dei Centopreti a piazza Pallotti.
Di fronte a ponte Sisto, si apre oggi piazza Trilussa (che in passato era “piazza di ponte Sisto”) la bellissima fontana fa bella mostra di se, oltre che dell’acqua. Commissionata da Paolo V Borghese agli architetti Van Santen (detto “il Vasanzio”) e Giovanni Fontana: è la seconda mostra dell’Acqua Paola (dopo la Fontana Paola), ossia dell’antico acquedotto Traiano, a seguito del prolungamento della sua canalizzazione per alimentare, oltre ai rioni di Trastevere e Borgo, anche quelli di Regola e Ponte.
Originariamente come detto, la fontana era situata dalla parte opposta del fiume, sullo sfondo di via Giulia, addossata all’edificio denominato dei Centopreti: , risalente al 1879, le foto ci mostrano la fontana nel suo luogo originario, affiancata dai due portali, entrambi demoliti, realizzati da Domenico Fontana nel 1587 ed appartenenti all’Ospizio dei Mendicanti o dei Centopreti.
Altri rimandi li lasciamo ad un post sul ponte e la sua storia, che merita un articolo a se, ma una foto vale più di tante parole; questo raro scatto di fine 800 dalla metà del ponte verso la novella fontana appena inaugurata.
La fontana, trasferita in questa piazza nel 1898, in seguito alla costruzione dei muraglioni del Tevere, è costruita con un muro di blocchi di travertino; l’arco racchiuso tra colonne e piloni a bugnato liscio , risale al 1613. I basamenti delle due colonne sono decorati con draghi, simbolo araldico della famiglia Borghese. In alto, la composizione è chiusa da un frontone con un’iscrizione, sormontata dal grande stemma di casa Borghese. L’acqua fuoriesce dalla sommità dell’arcata e, sotto forma di zampillo, dalle bocche dei draghi.
Il 21 Dicembre ,a distanza di pochi anni dalla perdita del Poeta Trilussa, venne deciso di commemorarlo intitolandogli la piazza e ponendovi un busto a memoria; la foggia del medesimo, ispirò l’ironia ed il sarcasmo che il suo stile aveva lasciato in numerosi giornalisti e proseliti. Davvero unico questo trafiletto la cui satira è forse più degna del monumento a lui dedicato, in un numero del 1958 del settimanale satirico “Il travaso delle idee”, ecco come Guasta parlò della statua:
“Pover’amico mio, chi t’ha stroppiato?”
…Tu che vivo parevi un monumento,
ner monumento pari un disgrazziato,
tu ch’eri tanto bello, fai spavento.
Io me ce sento rabbia, me ce sento,
de nun potè conosce ‘st’ammazzato
che prima t’ha scolpito a tradimento,
poi mette in mostra er corpo del reato.
Tutto pè sbieco, mezz’a pecorone,
lui pò ringrazzià Iddio che nun te vedi
arinnicchiato accanto ar Fontanone.
Se te vedessi, Trì, nun ciabbozzavi
e benchè t’abbia fatto senza piedi,
ma sai li carci in culo che je davi!
La statua in bronzo fu realizzata dallo scultore Lorenzo Ferri e l’inaugurazione avvenne il 21 dicembre 1954. Accanto alla sua immagine è riportata una sua poesia, “All’ombra”, scelta, probabilmente, perché più delle altre rispecchia il moralismo, l’arguzia aperta e cordiale, che nasconde un’ombra di disprezzo verso le vicende umane, di questo grande personaggio: “Mentre me leggo er solito giornale spaparacchiato all’ombra d’un pajaro, vedo un porco e je dico: – Addio, majale! vedo un ciuccio e je dico: – Addio, somaro! Forse ‘ste bestie nun me capiranno, ma provo armeno la soddisfazzione de poté dì le cose come stanno senza paura de finì in priggione”.