Piazza Montanara: ricordi ed aneddoti
Nell’ambito delle demolizioni per la realizzazione della Via del Mare , un discorso a se lo meritano quelle effettuate in Piazza Montanara, particolarmente invasive e destrutturanti.
La Piazza era un luogo storico di forte connotazione sociale e religiosa; un incrocio di bassa manovalanza ma anche di artisti internazionali che , nel visitare la città non potevano esimersi dal fare tappa qui, al pari di quello che oggi sarebbe Piazza Navona o Campo de fiori.
…A Roma c’era una piccola piazza molto pittoresca, di cui non rimane ormai nessuna traccia: Piazza Montanara, piena di storie ed aneddoti .
Si trovava a ridosso delle strutture del teatro Marcello, tra le attuali via Montanara e vicolo del teatro Marcello, si estendeva fin la chiesa di San Nicola in carcere , separata solo da un piccolo isolato, collegata da una fitta rete di viuzze all’attuale piazza della bocca della verità.
La piazza
Era una piazzetta pittoresca, di quelle amate ed un po osteggiate da Goethe e Stendhal, vi transitava gente dalle campagne dell’agro romano; Fattori, i Capoccia, i Bifolchi, i Massari, i Caporali…tutta la gerarchia insomma dei mondi bucolici alle porte di Roma.
Una variopinta umanità fatta di donne vestite con il busto, il grembiule rosso e la camicetta a righe, e di uomini dagli abiti goffi ,ma immancabilmente con cappello. Non mancava a questa raffigurazione pittoresca i guitti, i braccianti in cerca di lavoro stagionale che spesso si accampavano nottetempo negli anfratti per essere in loco al mattino presto, pronti ad essere ingaggiati, cantando pala e piccone in spalla.
La voce popolare romana, con quel senso di superiorità che l’ha sempre contraddistinta verso il mondo intero, li definiva “burini” senza perifrasi. Si credeva anche che il termine Montanara fosse affibbiato alla piazza proprio a causa della sua popolazione scesa da monti in cerca di fortuna in città.
In realtà Montanara è il nome della famiglia quattrocentesca che per prima cominciò le edificazioni in loco, ceppo poi estinto o migrato altrove in città e fuori da essa.
Col brulicare di simile frequentazione, non potevano mancare fiorenti e piccoli commerci in piazza: drogheria, merceria, vendita di stoffe e cappelli, ferramenta e spaccio alcolico, suddivisi tra gli archi del teatro Marcello e le botteghe dei palazzi adiacenti.
Esercitavano invece in strada i cerusici, i cavadenti e gli scrivani. Famoso su tutti il “barbiere della meluccia”, così chiamato perché usava mettere una mela in bocca ai clienti ( sempre la stessa….) , per tendere le guance durante la rasatura, l’ultimo cliente aveva diritto a mangiarsela….( chissà mai se la lavasse tra un cliente e l’altro).
Poeti e Ricordi
Al Poeta Gioacchino Belli va il merito di averci lasciato ricordi nitidi ed indelebili della vita in piazza e di sue figure archetipali, come lo scrivano che esercitava in piazza, chiamando e declamando le sue capacità e velocità di scrittura, ma anche e sopratutto, al riguardo della “Santaccia”.
La Santaccia era una prostituta famosa quanto famigerata, ma meritano un capitolo a parte che svisceriamo volentieri più avanti.
A Piazza Montanara, alla fine del 700, nacque anche l’amore forse solo platonico o forse più carnale di Johann Wolfgang Goethe per la bella Faustina Antonini, giovane popolana romana dagli occhi di velluto, che abitava in un grottino all’inizio dell’Arco de’ Saponari.
L’aveva conosciuta nelle sue passeggiate nella Roma popolana quando con l’amico Tischbein andava a bere alla Antica Osteria della Campana, che si trovava all’inizio del vicolo Savelli, dove la sensuale Faustina lavorava.
Goethe vive, o forse rivive, nelle Elegie quell’amore che rimarrà nella sua mente e nell’anima tanto che più tardi negli anni, di lei scriverà:
“Ecco l’Italia, che io già lasciai!
Ancora le strade sono piene di polvere, bello è il paese
ma Faustina io non ritrovo più: no, più l’Italia
questa non è che con dolor lasciai …“.
La piazza sorgeva nei pressi del foro Olitorio e proprio a questa eredità topografica Piazza Montanara, fin dal Medio Evo, dovette la sua vocazione commerciale e di luogo di scambi per la classi popolari.
Popolino e diseredati
Infatti, se Piazza Navona poteva essere considerata il salotto buono di Roma, Piazza Montanara al contrario era la piazza per eccellenza della Roma plebea. Era sede di botteghe, ricavate fin dentro gli archi del Teatro Di Marcello, che offrivano merci povere come stracci, scarpe usate, funi e cordami, reti e sacchi di tela, piccoli utensili agricoli e quant’altro potesse servire ai commerci e alle attività dei popolani
Piazza Montanara era frequentata dal popolino e dai diseredati; dopo il 1860, quando Re Franceschiello si rifugiò a Roma, i soldati congedati ed gli avventurieri presero l’abitudine di riunirsi qui. In un mondo in rapido cambiamento ben presto braccianti, ex-soldati e avventurieri furono assoldati per scorribande – oggi si chiamerebbero guerriglie – nell’ex Regno di Napoli.
A Piazza Montanara si formavano i gruppi, gli uomini ricevevano le armi, i viveri e 20 baiocchi e poi venivano guidati dalle guardie pontificie verso il confine; si costituirono così le bande di briganti che avrebbero infestato il centro-sud fino agli inizi del nocevento.
Il servizio pubblico
Il primo servizio di trasporto pubblico collettivo partiva proprio da Piazza Montanara, era il 1845 quando un omnibus a cavalli collegava da Piazza Montanara alla Basilica di San Paolo fuori le Mura.
Le demolizioni del ventennio
Questo piccolo mondo antico, sopravvissuto a Papi e Savoia fino il secolo scorso, fu completamente distrutto tra il 1926 ed il 1934, per le demolizioni di quella che fu chiamata “la via del Mare” ( oggi via del Teatro Marcello).
Un riordino di assetto viario che coinvolse l’intero colle capitolino, la rupe Tarpea e le case ad essa addossate nella antica via Tor de Specchi. Tutta la zona inclusa quella del Foro Boario ,subì modifiche tanto radicali che a tutt’oggi è difficilissimo ridisegnarne i contorni di un tempo.
Ve ne mostriamo una manciata di immagini durante le demolizioni che, meglio di altre, ne descrivono il rammarico per le suggestioni perdute; in questa piazza si arrivava da ponte Fabricio e risalendo per via della Consolazione, tagliando i Fori, si procedeva attraverso il borgo Alessandrino (demolito anch’esso per la costruzione di viale dell’Impero) ,su per Monti, verso l’Esquilino. Rotte pedonali e non, perdute per sempre, una continuità che ha cambiato i flussi turistici e cittadini da allora e per sempre.
Se non altro gli scavi servirono a riportare alla luce e ricollocare resti di templi coperti dalle piene tiberine.
Sul podio del tempio poggiano oggi le tre magnifiche colonne corinzie , rialzate dopo lo scavo, alte complessivamente poco più di 14 metri, con scanalature più grandi e più piccole alternate e sormontate dall’architrave con un fregio ad intreccio di rami d’ulivo e bucrani .
Chiese demolite contestualmente a piazza montanara lungo tor de specchi
Il frontone era decorato con una scena di “Amazzonomachia” (“lotta dei Greci e delle Amazzoni”) con statue di marmo pario, forse provenienti da un tempio greco di Eretria, databili al V secolo a.C.: nove di queste statue, tra le quali compaiono “Atena”, “Ercole”, “Teseo” ed “Amazzoni a cavallo”, sono conservate nella sede della Centrale Montemartini su via Ostiense.
Un capitolo più specifico sulle demolizioni in zona lo trovate nell’articolo inerente Tor de specchi e la via del mare
La fontana itinerante
Di tutta questa piazza , sopravvive oggi solo la Fontana opera del Della Porta, smontata durante le demolizioni e posta nel Giardino degli Aranci (1932) e dopo un anno nei magazzini del museo di Roma, ricollocata dove oggi fa bella mostra di se, in Piazzetta di San Simeone ai Corononari (1975).
La storia di questa fontana migrante, che per mezzo secolo si è sposata assieme ad altri reperti itineranti, loro stessi frutto di demolizioni o riassetti urbani; la fontana del Della Porta, concepita nel 1490 per piazza montanara da Innocenzo VIII, rimase in piazza Montanara, con vari abbellimenti e modifiche, fino alla sua “deportazione”, avvenuta appunto nelle sopracitate demolizioni.
Essa andò ad abbellire il già affascinante parco degli Aranci, a piazza pietro d’Illiria in buona compagnia ad altre “migrazioni storiche”, quali : il Mascherone dello stesso Della Porta, concepito come fregio di abbellimento in Campo Vaccino; ornava il vascone Romano in granito, che fa oggi bella mostra di se accanto i Dioscuri in piazza Monte Cavallo al Quirinale. Dopo anni di oblio nei scantinati dei musei capitolini torno alla luce in cima al Porto Leonino in piazza della rovere, dispensando acqua Lancisiana fin gli anni 30 circa, poi , dopo ulteriori anni al buio dei magazzini, venne ricollocata all’Aventino assieme un Vasca Romana, probabilmente proveniente dalla rotonda del pantheon.
A chiudere la compilation di reperti migranti in zona, accanto ad essa venne ricollocato il portale di Villa Balestra, smontato negli stessi anni per una lottizzazione edilizia massiva ai Parioli.
Il capitolo dei fregi, fontane e statue migranti è altrettanto vasto e troverà maggior spazio e foto in post dedicato alle tante cose che in Roma sono state spostate una o più volte dalla loro collocazione originaria…ma non manchiamo di argomentare quelli citati con foto rare dai nostri archivi.
La Santaccia
Santaccia, mitica figura di prostituta popolare, personaggio reale di cui il popolino romano conservava ancora memoria ai tempi del Belli, doveva essere, appunto, una di queste ex-giovani immigrate dal circondario (era di Corneto, come si chiamò fino al secolo scorso Tarquinia) che non avevano mai fatto fortuna.
Condannata, o perché poco bella o troppo rustica, a frequentare piazza Montanara, la piazza più colorita e animata di Roma, tra le pendici del Campidoglio e i resti del Teatro Marcello, Santaccia era – scrive il Vigolo – “un’infima Taide, che esercitava il suo commercio en plein air, sulla piazza presso il teatro di Marcello”. Ma era diventata così abile con i suoi clienti che il Belli la definisce una che sa “dare il resto”, cioè sa trattare, sa dire il fatto suo a chiunque.
Altro che piazza, era un vero théatre de vie, piazza Montanara, così chiamata per una nobile famiglia Montanari. Ogni mattina si trasformava in un brulicante e maleodorante ritrovo di braccianti agricoli, giardinieri, operai a giornata, servette contadine, venditori ambulanti, cavalli, ortaggi, carri di merci, carretti a mano, legumi secchi, formaggi, balle di fieno, letame, scrivani, artigiani, curiosi, preti, nullafacenti, giocatori di “tre carte”, truffatori, e bellimbusti rugantini “in cerca di rogna”. Le guardie dei Capo-rioni dovevano starsene ben lontane, se tenevano al quieto vivere.
Ma in piazza Montanara, con i poveri prestatori “d’opera”, come li chiama il fotografo e pittore E. Roesler Franz, la povera anche se esperta Santaccia non poteva certo sperare di arricchirsi. Aveva perciò inventato un singolare e perfino acrobatico metodo industriale, una letterale “catena di montaggio” ,passateci il doppio senso , per poter fornire a quattro clienti assieme, ad un prezzo pro-capite molto basso, quelle prestazioni che se concesse ad un cliente solo per volta sarebbero state troppo care e quindi fuori mercato.
Vista la povertà dei suoi frequentatori, piazza Montanara era dunque un mercato economicissimo, frequentato anche dai romani degli altri rioni che qui convenivano per risparmiare.
Tra le tante osterie, per esempio, la locanda “der Bujaccaro” offriva per un baiocco un minestrone fumante che rinvigoriva
. E un baiocco appena vi sarebbe costata anche la Santaccia, se vi foste adattati a condividerla per dividere le spese con altri tre rozzi sconosciuti, sicuramente non olezzanti di menta e rosmarino, dietro un muro, una colonna romana, o nella penombra aleatoria d’un sottoscala o cortile.
Si può affermare sia l’antesignana del sex sharing, come oggi verrebbe chiamata la cosa per edulcorarla da termini ben più grevi usati all’epoca come G.G Belli la descrive minuziosamente in questo sonetto...
SANTACCIA DE PIAZZA MONTANARA
“Santaccia era una dama de Corneto
da toccà ppe rrispetto co li guanti;
e ppiú cche ffussi de castagno o abbeto,
lei sapeva dà rresto a ttutti cuanti.
Pijjava li bburini ppiú screpanti
a cquattr’a cquattro cor un zu’ segreto:
lei stava in piede; e cquelli, uno davanti
fasceva er fatto suo, uno dereto.
Tratanto lei, pe ccontentà er villano,
a ccorno pístola e a ccorno vangelo
ne sbrigava antri dua, uno pe mmano.
E ppe ffà a ttutti poi commido er prezzo,
dava e ssoffietto, e mmanichino, e ppelo
uno pell’antro a un bajocchetto er pezzo. “
12 dicembre 1832
Vi aiutiamo qualora serva, ad una più aulica versione:
Santaccia di piazza Montanara. Santaccia era una donna di Corneto [ora Taquinia, ma anche nel doppio senso popolaresco di paese di chi “mette le corna” e di prostitute] da trattare per rispetto con i guanti, e più ancora che fosse di castagno o abete [legni molto resistenti] sapeva trattare chiunque. Prendeva i villani più spacconi a quattro a quattro, con un suo segreto: lei stava in piedi, e quelli, uno davanti faceva il fatto suo, uno dietro. Nel frattempo, per accontentare il villano, a cornu epistulae e a cornu evangeli [il lato dell’Epistola e il lato del Vangelo, i due lati dell’altare della Messa dove legge il sacerdote officiante: come dire destra e sinistra] ne sbrigava altri due, uno per mano. E per fare a tutti un prezzo basso dava didietro, mani e pelo, uno per l’altro, a un baiocchetto al pezzo.
A Piazza Montanara e” vissuto e morto San Gaspare del Bufalo e tutto parla di lui .Nella Chiesa di San Nicola in Carcere, istitui”la congregazione del Preziosissimo sangue di Cristo.Visse al teatro Marcello , in una stanzetta all”ultimo piano.Palazzo Savelli Orsini,San Gaspare del Bufalo, fu il piu grande santo, instancabile, e nego” a Napoleone il giuramento infame. Lui lo fece rinchiudere a Piacenza, che lui ribattezzo dispiacenza.La storia e” molto lunga e laboriosa, ma a Roma pochi ne conosciamo l”esistenza, un vero peccato-Comunque grazie per l”articolo, e” bellissimo.Grazie.
NONNO ERA DEL VELABRO , E NE PARLAVA SEMPRE COME LUOGO DE ROMANI VERI, ME RICOEDO DI UN SCOGLI LINGUA CHE DICEVA AD UN ABITANTE DI PANICO , NON MOLTO ELEGANTE MA CHIARAMENTE INCONTRASTO ALL’APPARTENENZA DEL SIDDETTO AL QUARTIERE SUO. ; PE PANICO E PE MONTE GIORDANO , SE PISCENO IN BOCCA E SE CACHENO IN MANO.. E’ LETTERALE SCUSATE IL DETTO MA COSI’ RECITAVA ER SONETTO..!!
Fantastico
Magnifica Roma!detto da un romano di generazioni rione ponte v dei Coronari.vorrei notizie per approfondire conoscenze
Roma sparita, via dei Coronari c’era il forno degli Zoffoli e la celeberrima osteria di Romoletto er faciolaro e tanto altro….come l’osteria di Tommaso e Elena Impastari di Genzano di Roma
La Drogheria che si vede nel Palazzetto del seicento di Piazza Montanara, ospito’ il commerciante Rodolfo Demofonti. Mio padre, Piero Demofonti, nato nel 1912, lavoro’ da lui (suo zio) come “Regazzino de bottega”. Poi, da grande ebbe due negozi, uno in Via Archimede e uno in Via Giangiacomo Porro. Non perche’ fosse mio padre ma e’ stato, veramente, un commerciante onesto. E’ andato in pensione senza arricchimenti ma rispettando sempre la sua clientela. Parlava spessissimo di Piazza Montanara e di tutte le stradine del cuore di Roma. Un vero romano!! Ci fece studiare con tanti sacrifici, ma lui, con Roma nel cuore, ancora chiamava lo zucchero “Er zucchero” e per dire “andarono” preferiva “andorno”. Io studiavo greco, latino e letteratura. Inorridivo sentendo queste cose. Ora le apprezzo e le ho nel mio cuore!!
Corrado leggo solo ora il tuo commento, meraviglioso, mi farebbe piacere se venissi nel nostro gruppo facebook roma x sempre, e raccontassi questa storia ed altre se ne hai al riguardo che nessuno conosce…https://www.facebook.com/groups/RomaxxxSempre
molto interessante bellissimo