Prima parte
Questo fiume sulle cui sponde è nata la civiltà prima ancora che ROMA, una storia immensa dove qui focalizzeremo il Tevere dai Papi al Re.
Il rapporto di Roma col suo fiume è stato in passato molto dinamico. Il Tevere assicurava rifornimenti alimentari attraverso i piccoli battelli che scendevano dalla Sabina ed i più pesanti barconi che risalivano la costa tirrenica dallo scalo di Fiumicino.
Le attività economiche legate alla presenza del fiume avevano lasciato numerose tracce nel tessuto urbano affacciato sulle rive: porti commerciali. Attracchi per le barchette che collegavano le sponde opposte, mulini galleggianti facevano parte del tessuto urbano. A fronte dei numerosi vantaggi, il Tevere non mancava di creare regolarmente problemi di allagamento prendendo le vie delle fogne che scolavano nel suo alveo ed allagando più volte l’anno i livelli più bassi dei quartieri in riva al fiume.
Ben più gravi erano poi gli effetti delle esondazioni, ricorrenti più volte nel corso di ogni secolo. in grado di causare disagi e danni economici non indifferenti Il Governo Pontificio aveva dimostrato costante impegno nel rendere degni di Roma i principali scali fluviali. Il Porto più importante era quello di Ripa Grande.
Trasferito sulla riva di Trastevere tra il IX ed il X secolo (l’Emporium dell’epoca romana si trovava sulle sponde dell’Aventino) inizialmente lo scalo, portuale era assai modesto, composto da una piccola banchina e da una scaletta che la univa al piano stradale. L’incremento del traffico fluviale si ebbe a partire dal Sec. XIV, ma solo nel 1693 papa Innocenzo XII fece ampliare il porto. Questo allargando la banchina e sistemando il muraglione con due nuove rampe che un elegante cordonata raccordava ad un ampia piazzola; fu allora che si chiamò “Porto di Ripa Grande”. Con la costruzione dei muraglioni – a partire dagli anni 80 del XIX secolo – sono state completamente cancellate le ultime vestigia del porto fluviale, compreso il faro fatto costruire ai primi dell’Ottocento da Pio VII.
A richiamare la sua presenza, restano oggi le moderne rampe di accesso al fiume nei pressi di ponte Sublicio, per la costruzione del quale fu demolita nel 1914-15 la Dogana nuova di ripa Grande, costruita tra il 1694 ed il 1697 accanto a Porta Portese.
Situato di fronte l’antico Emporium, poco a valle del porto di Ripa Grande, si trova ancora oggi l’edificio dell’ex arsenale pontificio un cantiere che serviva principalmente a riparare i barconi e le chiatte che discendevano e risalivano il fiume. Fu commissionato dalla Camera Apostolica nel 1714, sotto Clemente XI, e svolse la sua funzione fino al 1880 circa.
Ultimamente si sta cercando un recupero di questo manufatto che ricordiamo ebbe anche altro scopo: Durante l’invasione delle truppe francesi, nel 1798, l’intera biblioteca del Vaticano e altri oggetti preziosi furono trasportati e nascosti proprio nei locali dell’Arsenale, prima di essere trasferiti in Francia.
L’arsenale svolse la sua funzione fino alla fine del XIX secolo quando, con la realizzazione degli argini del Tevere, tutte le attività legate al fiume cessarono. Qui trovate le news sulle ipotesi di rivalutazione del medesimo
Decisamente più recente e modesto in dimensioni era il porto Leonino che si trovava sulla riva destra all’altezza di Palazzo Salviati di via della Lungara.
Era stato fatto costruire nel 1827 da Leone XII come approdo per le barche e come scalo merci. Il collegamento tra la banchina e il livello stradale era assicurato da due cordonate ellittiche. Una fontana ornava il parapetto della piattaforma affacciato sulla strada.
Il porto venne dismesso nel 1863, quando gli ingegneri Montgolfier Bodin, Raffaele Carnevari e Paolo Cavi costruiscono su committenza di Pio IX il ponte sospeso dei Fiorentini.
La struttura in ferro con piano in tavole di legno sorretto da tiranti fondava i piloni sulle due rive opposte del Tevere. Il Ponte venne a sua volta demolito nel 1941 per essere sostituito da ponte Principe Amedeo Savoia Aosta, situato poco più a monte, in asse con il traforo del Gianicolo.
Quest’ultimo, inaugurato nel 1942 in attuazione del Piano Regolatore del 1931, rendeva possibile il collegamento del corso Vittorio Emanuele con i quartieri lungo la via Aurelia. Sfruttato per secoli per tutte le risorse che poteva offrire, il Tevere era considerato alla fine dell’ Ottocento più come un limite che non come l’asse portante della vita cittadina.
L’inondazione eccezionale del dicembre 1870 (17,22 mt all’idrometro di Ripetta) avvenne pochi mesi dopo la Breccia di Porta Pia e nella città che doveva divenire la Capitale del Regno simili eventi non potevano più venir tollerati.
Fu allora nominata nello stesso anno dal Ministero peri Lavori Pubblici una Commissione col compito di affrontare e risolvere il problema. Dopo accese polemiche e divergenze di idee ( Garibaldi, tornato a Roma in Gennaio 1875, aveva illustrato il suo progetto di deviazione completa-parziale del Tevere e dell’Aniene fuori dalla città (d’allora).
Il progetto che finì per essere accettato (malvolentieri da Giuseppe Garibaldi , messo in minoranza da interessi e speculazioni) fu quello dell’Ing.Carnevari, che escludeva l’abbandono del vecchio letto. I cardini del progetto prevedevano la regolarizzazione dell’alveo a cento metri di larghezza e la sua liberazione da tutti gli ingombri. la costruzione di muraglioni difensivi portati all’altezza di 1,20 m. al di sopra della piena del 1870.
I lavori per la sistemazione del Tevere cominciarono nel 1877, in attuazione della legge emanata il 6 Giugno 1875, ed ebbero luogo in massima parte nel decennio compreso fra il 1883 ed il 1892, ma terminarono definitivamente solo nel 1926, con il muraglione sotto l’aventino.