Quanta storia in meno di un secolo…
Il ponte dei Fiorentini o “ponte de fero”, come lo chiamavano i romani per la sua struttura metallica, fu concepito a fine 800, prima dell’unità Italiana, da un progetto Papalino volto a facilitare l’ingresso dei Pellegrini a San Pietro. Il ponte, anche detto “del soldino” a causa del pedaggio dovuto per il suo attraversamento, aveva il compito di creare un attraversamento intermedio tra Ponte Sisto e Ponte sant’Angelo.
Esso fu dunque costruito all’altezza della chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini, era il 1863 e venne realizzato da una società anonima francese,, come anche d’oltralpe, erano progetti di quegli anni che dotarono una passerella metallica a Ponte Rotto (1853) ed il Ponte a Ripetta .
La Tecnica , il Progetto
Aveva fiancate a traliccio , lastricato e marciapiedi a tavole di legno, il tutto sospeso con grossi cavi e tiranti. Inizialmente venne adibito al transito di veicoli (all’epoca a trazione animale) e poi riservato ai soli pedoni. Quale compenso per le spese sostenute per la costruzione, il governo pontificio concesse alla società il diritto di pedaggio a tariffa unica stabilita in cinque centesimi, un “soldo” cioè, per un periodo di 99 anni: per questo motivo fu chiamato il “ponte del soldo” o, più dolcemente, il “ponte del soldino”.
Erano esclusi dal pagamento i militari, i gendarmi in servizio ed i frati mendicanti scalzi. La domenica di Pasqua il transito era, invece, gratuito per tutti. Un cartello collocato all’ingresso del ponte, verso l’abside della chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini, diceva: “Il pedaggio si paga all’altra sponda”, ossia in prossimità di palazzo Salviati.
Voluto assieme ad altri da Pio IX, fu inaugurato dal Pontefice stesso, che lo attraversò interamente a piedi, tra due ali di folla sulle due sponde del fiume. Al progetto collaborò attivamente quel Raffaele Carnevari che appena 20 anni dopo, avrebbe vinto il bando di progetto per il muragliamento del Tevere.
La realizzazione fu affidata all’ingegner Calvi e Camille Montgolfier Bodin: un ponte sospeso che venne definito come miracolo dell’ingegneria di fine 800, costruito con una tecnica brevettata dal francese Alphonse Audry, usata anche per grandi e famosi ponti d’oltreoceano.
Il ponte venne demolito il 15 luglio 1941 e sostituito l’anno successivo (anche se 100 metri più a valle) dal ponte Principe Amedeo.
Quel giorno morirà col “ponte de fero”, un luogo pieno di storie ed aneddoti, un altro pezzo di una Roma a misura d’uomo, che il secondo conflitto aveva per sempre cancellato.
Parlare del ponte del soldino vuol dire citare di chi ne fece la storia :Domenico Celani, detto “er moro der ponte de fero”,ossia il ponte dei fiorentini. Costruito come detto per volere del papa da una ditta anonima francese e con la concessione che durava 99 anni ,il buon Celani credette di fare un affare nel divenirne la figura di casellante per l’amministrazione pontificia.
Da questa in realtà, non ne traeva che una misera percentuale mensile non proporzionata agli oneri. Lui e sua moglie lavoravano nei casotti opposti , questa la loro vita quotidiana, ma complice l’apertura di Ponte Vittorio nel 1911, gli introiti crollarono improvvisamente . Si cambio il sistema di pagamento , effettuato da allora nei soli casotti di piazza della Rovere e verso l’abside della chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini, comparve quel famoso cartello che diceva: “Il pedaggio si paga all’altra sponda”, ossia in prossimità di palazzo Salviati.
Un bel giorno, durante una delle piene del Tevere degli anni 30 , comparve un cartello che, poeticamente ed a rima, diceva: “Sempre che prima non t’inghiotta l’onda”. Il Fernando Celani, (il figlio ) forse indispettito dalla inattesa ma pertinente battuta, pensò di cambiare la scritta: “All’altra sponda si paga il pedaggio”. Dopo un’altra piena del fiume, il solito buontempone tornò a scrivere in rima: “Se non ti mancano i soldi e il coraggio”. Er moro un brutto giorno ebbe a discutere con un bullo che voleva attraversare a gratis..dalle parole si passo alle mani e spuntò un coltello..Domenico non fu colpito, ma ebbe un tale spavento che minò il suo cuore…e venne a mancare poco dopo, sostituito dal suddetto figlio Fernando.
La concessione sarebbe durata fino il 1962 e tutto autorizzava a pensare all’epoca, come ad un lavoro sicuro, umile ma una garanzia..purtroppo l’apertura del traforo e poi del ponte Principe Amedeo d’aosta, nel 1941 rese deserto il ponte dei fiorentini, .si decise così di smontarlo . Fernando e la moglie Eleonora, vennero avvertiti pochi giorni prima della decisione. Straziato da questa decisione che avrebbe gettato la sua famiglia senza lavoro, si spense incredibilmente pochi mesi dopo la chiusura del ponte, che era stata tutta la sua vita e quella dei suoi,una storia triste quella dei Celani, ma che merita memoria, invece non c’è uno straccio di targa che li ricordi, al pari purtroppo del ponte.
Aneddoti
“Un giorno, preceduta da un signore con tanto di cappello,si avviò sul ponte una piccola processione preceduta da una cassa da morto portata a spalla,e dietro il corteo di parenti ed amici.Arrivati alla fine del ponte ,dove si pagava il pedaggio, il signore in testa, si toglie il cappello e portateselo al petto,si fa di lato ,dando il passo al mesto corteo.
A passaggio avvenuto il signore del cappello porge al Celani il suo soldino, che con meraviglia chiede: ” …..e il pedaggio di tutti gli altri?” ed il signore: ” E chi li conosce? Io ho lasciato loro il passo per il dovuto rispetto al morto!”..
Il Ponte fu anche teatro di un macabro ritrovamento negli anni venti; una bambina , l’ennesima vittima di Girolimoni, avvistata proprio dal ponte dei Fiorentini da un pedone in transito, sulla banchina tra il ponte Vittorio e le rampe dell’ex porto leonino , replicate sui muraglioni del Tevere con le fontane dell’Acqua Lancisiana.