Antica, forse antichissima
La fontana in Piazza S. Maria in Trastevere è considerata la fontana più antica tra quelle monumentali di Roma, dato che una tradizione non molto attendibile la farebbe risalire al secolo VII, sotto il pontificato di Adriano I, Colonna (772-795). Ma risulta effettivamente documentata nella iconografia come realizzata solo nella seconda metà del XV secolo (pianta di Roma di Pietro del Massaio del 1471).
Sembra infatti che la prima testimonianza di una fonte in quel luogo possa farsi risalire all’epoca augustea, sebbene non ne esistano prove assolutamente certe. La fonte doveva essere alimentata dall’Aqua Alsietina, l’acquedotto che Augusto aveva fatto costruire nel 2 a.C. per l’alimentazione della sua “naumachia”, il lago artificiale per gli spettacoli di combattimenti navali realizzato nella zona di Trastevere
Dalle Naumachie alla Fons Olei
Cosa centrano le Naumachie con la fontana in piazza? Diciamo che suffragano una versione meno religiosa di quella comunemente attribuita alla Fonds Olei, ma andiamo per gradi e spieghiamo entrambe.
In origine con questo termine era indicato proprio lo scontro avvenuto in acqua, poi passò ad indicare la ricostruzione delle più famose battaglie navali ed infine il nome fu mutuato anche dalle strutture, fisse o mobili, dove l’evento si svolgeva.
La prima naumachia celebrativa di cui si ha notizia è quella organizzata da Giulio Cesare nel 46 a.C.; il dittatore per festeggiare il suo trionfo fece realizzare un bacino temporaneo sfruttando la naturale depressione del terreno in località Codeta Minor. Il Campo Codetano era una delle tre zone pianeggianti che si trovavano Transtiberim e la Codeta Minor era quella parte che si trovava proprio sotto gli Horti di Cesare; il campo Codetano era di fronte ai Navalia, appena oltre i Prata Quintia, ovvero l’area in quella parte di Trastevere che oggi si potrebbe individuare come l’area dove ogni domenica si tiene il mercato di Porta Portese. Secondo quanto riportato da Festo Avieno
“ Codeta appelatur ager Trans Tiberim quod in eo virgulta
nascuntur ad caudarum equinarum similitudinem”.
Il campo oltre il Tevere era chiamato Codeta perchè vi crescevano piante simili alle code dei cavalli.
L’area del bacino si estendeva nell’area a cui potremo dare come limiti attuali da una parte la Chiesa di San Francesco a Ripa e dall’altra la Chiesa di San Cosimato. Per riempire il bacino Augusto fece anche costruire l’acquedotto dell’ Aqua Alsietina così detto perché l’acqua proveniva dal Lacus Alsietinus (oggi Lago di Martignano); per la funzionalità idraulica fu anche realizzato un canale di drenaggio per far defluire l’acqua verso il Tevere al termine degli spettacoli ma che era anche utile per far entrare le navi; sopra il canale venne realizzato il Pons Naumacharius che serviva agli spettatori per raggiungere le varie entrate.
Indagini archeologiche recenti hanno verificato una grande condotta antica in disuso, che dal Gianicolo scende verso San Cosimato. Il suo percorso sembra interrompersi tra le attuali via Mameli e via Venezian, con una diramazione verso Santa Maria in Trastevere. Questo potrebbe essere l’antico acquedotto Asietino che , oltre per le Naumachie, avrebbe alimentato una fontanile per i cavalli, davanti la Taberna Meritoria e qui veniamo alla Fons Olei.
La spiegazione di questa denominazione risale al 38 a.C., 716 anno dalla fondazione di Roma, quando avvenne una improvvisa scaturigine di un fluido oleoso nero dal pavimento di una taberna meritoria, cioè di una foresteria per i militari veterani di guerra.
Il fluido continuò a scorrere per un intero giorno e una notte, arrivando a defluire nelle acque del Tevere, poco distante. È ovvio che allo straordinario evento venne attribuito un significato prodigioso che lasciava presagire un evento miracoloso.
L’avvenimento, infatti, venne interpretato dagli ebrei come un segno dell’avvento del Messia (parola che in ebraico significa “l’unto del Signore”) ed anche i cristiani romani, gran parte provenienti dall’ebraismo, consolidarono l’interpretazione: per loro l’olio rappresentava il segno della misericordia.
Il luogo dove sorgeva la taberna meritoriavenne quindi consacrato e, in seguito, vide prima l’edificazione di una domus ecclesiae e, più tardi, l’edificazione della basilica di Santa Maria in Trastevere immediatamente sopra il luogo della “miracolosa” eruzione.
Ancora più indicativa è la rappresentazione dell’evento che Pietro Cavallini, pittore romano del XIII secolo, riprodusse alla base del catino dell’abside, dove è ben visibile lataberna meritoria dalla cui porta fuoriesce un copioso rivolo nerastro che corre verso il vicino Fiume Tevere.
Una spiegazione molto meno mistica invece, associa l’acquedotto Alsietino a questo fenomeno, giacchè questa fuoriuscita in quel che era la “Taberna Meritoria” (ossia una sorta di ospizio e luogo di svago e piccole attività campestri, per legionari in pensione), pare fosse invece una rottura accidentale dell’acquedotto, dovuto alla caduta di diverse botti di olio, accatastate nei sotterranei della medesima.
Questo, unito al fatto che tale acqua non potabile, ma usata oltre che nelle Naumachie per irrigare gli orti di Cesare, era anche di per se limacciosa provenendo dal lago di Martignano. Più che fons olei forse, si trattava appunto di fons Olidus (cioè inquinata e sporca) da vino ed olio oltre che di suo, la corruzione in Olei potrebbe essere stata solo una magnificazione dell’evento.
La Fontana
Il primo intervento sui resti del preesistente monumento romano sembra si possano far risalire alla fine dell’VIII secolo, ad opera di papa Adriano I (ma la notizia è riferita da cronache molto più tarde, della metà del XVII secolo).
Da allora non se ne hanno più notizie fino al 1450, quando, per volontà di papa Niccolò V, in occasione del Giubileo risulta l’edificazione di una vasca quadrata, posta su gradini, al centro della quale, su un piedistallo con balaustri, erano due catini circolari di diversa dimensione.
L’alimentazione era probabilmente assicurata dai resti dello stesso acquedotto Alsietino, ma probabili difficoltà nell’ottenere un flusso adeguato e costante portarono ben presto all’eliminazione del catino sommitale, che è già scomparso in una pianta di Roma risalente al 1474.
Tra il 1496 e il 1501 il primo restauro, ad opera, forse, del Bramante, che aggiunse al catino superstite degli ornamenti a forma di testa di lupo dalle cui fauci l’acqua cadeva nella vasca di base.
Alla fine dello stesso XVI secolo si pone un successivo intervento di Giovanni Fontana, che fu talmente radicale da rappresentare, convenzionalmente, la data di edificazione dell’attuale fontana di piazza Santa Maria in Trastevere.
Cambiò infatti, tra l’altro, la forma della vasca basale da quadrata ad ottagonale. Nel 1604 un ramo secondario dell’”Acqua Felice” raggiunse il lato destro del Tevere, e si provvide ben presto a sostituire la vecchia alimentazione fornita dall’ormai inadeguata Aqua Alsietina con il nuovo condotto, ad opera di Girolamo Rainaldi.
Realizzato poco dopo anche l’acquedotto dell’”Acqua Paola” sul vecchio tracciato dell’Acquedotto Traiano, si cambiò di nuovo l’alimentazione della fontana, visto che il nuovo condotto era ben più ricco del precedente.
L’impresa ne richiese però lo spostamento dalla originaria posizione sul lato opposto della chiesa, alla nuova sistemazione al centro della piazza.
Questa volta l’opera fu affidato al Bernini, che nel 1658 completò la nuova fontana, innalzandola su gradini, apponendo sui lati della vasca ottagonale un’epigrafe commemorativa e gli stemmi di papa Alessandro VII, e aggiungendo quattro conchiglie su lati alterni, con le valve aperte rivolte verso l’esterno, dal retro dalle quali fuoriusciva l’acqua nell’altra valva, prima di cadere nella vasca maggiore.
Qest’ultime furono eliminate nel restauro successivo curato nel 1694 da Carlo Fontana, il quale, ispirandosi alla berniniana fontana delle Api, le sostituì con altre quattro doppie e grosse conchiglie <<fastidiosamente elaborate , aventi il coperchio rovesciato con lo scopo di mettere in evidenza le quattro targhe di travertino ornate di festoni , entro le quali si legge, in monotona ripetizione, la sigla del Comune di Roma.
Nelle specchiature laterali minori della vasca, sottostanti alle targhe, si leggono altrettanti epigrafi (rifacimenti o trascrizioni ottocentesche di lapidi preesistenti ) che riassumono, in sostanza, la storia della fontana.
La quale così come è pervenuta ai giorni nostri, si eleva su una gradinata ottagonale di sette gradini di travertino (in origine erano tre, gli altri quattro furono probabilmente aggiunti nel restauro di fine secolo).
Su questo basamento poggia l’ampia vasca di marmo bardiglio (rifacimento di quella originale in travertino) a pianta quadrata, ma con angoli smussati e leggermente aggettanti in maniera da farla apparire ottagonale con lati più lunghi e più brevi.
Al centro, una base di forma quadrata ad angoli smussati sostiene una tazza rotonda di marmo bardiglio (l’orginale era di granito) da cui si innalza uno zampillo d’acqua che ricadendo scorre attraverso le bocche di quattro bronzee teste di lupo e va a gettarsi entro altrettante conchiglie dalle quali ricade poi nella vasca centrale.
Non ci è dato a sapere invece, quando fu costruito il muricciolo esterno con grate, ma presumibilmente intorno al 1863, in occasione del restauro del timpano della chiesa ad opera di Vepignani. Successivamente o forse contestualmente vennero poste grate a protezione, rimaste presumibilmente sino gli anni 30, anni nei quali, con la scusa di un restauro, venne demolito il muricciolo e requisito il ferro delle grate, come in tante altre fontane di Roma, per impiegare il ferro in operazioni belliche.
Da allora pochi interventi ordinari di decalcificazione o di ripristino idrico, ma la fontana necessita di una nuova illuminazione che ne restituisca il suo fascino la sera come un tempo, oltre che naturalmente avere uno zampillo degno di questo nome.Fosse per noi sarebbe opportuno ripristinare muriccioli e cancellata, per togliere il manufatto all’incuria ed all’inciviltà di turisti e gente nostrana senza cultura ne’ rispetto.
Solo ho conosciuto la storia e origini di s maria in Trastevere e della fontana .mi a appassionato , e soddisfatto.grazie del sito .