Seconda Parte
Il Tevere dai Papi al Re, pochi decenni che ne hanno cambiato per sempre il suo aspetto nel centro cittadino. Nel progetto originale Carnevari venne ipotizzata anche la soppressione del ramo sinistro del fiume presso l’Isola Tiberina, con conseguente incorporamento alla riva.
Per fortuna questa ipotesi dissennata venne scartata e si optò per un doppio corridore di muraglioni anche sulla sponda sinistra. Costò la demolizione di via Fiumara e dell’intera ripa Judaea, ma salvò Ponte Fabricio dalla demolizione e’Isola venne restituita di nuovo alla città.
In breve l’iter del muragliamento: 1876, 3 dicembre: Il Governo, recepito il responso della Commissione, assegna l’appalto del primo lotto dei lavori.
1900, 2 dicembre: Piena straordinaria del Tevere: m 16,17 a Ripetta. I muraglioni sono pressoché ultimati e l’acqua è contenuta dagli argini; ma durante il ritiro dell’acqua crolla un tratto di 125 m a destra dell’isola tra i ponti Garibaldi e Cestio, al Lungotevere degli Anguillara.
1900, 15 dicembre: Nomina di una Commissione d’inchiesta. Si discutono nuove proposte tra cui nuovamente quella di eliminare l’isola interrandone il braccio sinistro.
1901, 24 giugno: Il Ministro dei Lavori Pubblici boccia definitivamente l’eliminazione dell’isola.
L’ing. Luigi Cozza individua nell’errata distribuzione delle acque tra i due rami ai lati dell’isola la causa dell’erosione e del crollo del muraglione; ricostruisce quindi il tratto danneggiato, riattiva il ramo sinistro all’isola, ormai interrato, e costruisce le due briglie sotto gli archi laterali di Ponte Cestio e la soglia sotto l’arco centrale, ristabilendo l’equilibrio tra i due rami dell’isola.
I tratti Trasteverini dei muraglioni furono tra i primi ad essere realizzati. I lavori iniziarono, infatti, in corrispondenza della villa Farnesina, dove si operò un taglio profondo (60m.) tra ponte Sisto e Mazzini.
Si prosegui poi con la sistemazione di tutta la sponda destra da S.Giacomo alla Lungara fino a ripa Grande, in parallelo proseguivano anche i lavori per la costruzione dei collettori lungo le due rive.
Oltre alle demolizioni operate per far spazio all’arginatura, la standarizazzione dell ‘altezza delle rive fece si che alcune strade storiche che corrono al alto del fiume restassero al di sotto del livello dei Lungotevere, assumendo un aspetto quasi di relitto: è il caso del primo tratto della Lungara, tor di nona e di via Giulia.
A quest’ultima è collegata la vicenda dello spostamento del Fontanone di Ponte Sisto, La “mostra” dell’Acqua paola, fu costruita nel 1613, era originariamente addossata all’Ospizio dei Mendicanti, all’inizio di via Giulia.
Nel 1898 si decise di ricomporre la Fontana, smontata nel 1870, dalla parte opposta del ponte, a Trastevere (attuale piazza Trilussa).
L’architetto Vescovali, incaricato del progetto pote utilizzare solo parte del materiale originale, andato nel frattempo disperso nei magazzini Comunali.
Per compensare il dislivello della piazzetta e consentire la visibilità dalla parte opposta del Ponte Sisto, il monimento fu ricostruito sopra una rampa, protetta da una cancellata successivamente rimossa a favore di una scalinata dello stesso travertino.
La costruzione dei Lungotevere modificò l’assetto della viabilità a livello urbano, comportando come necessità primaria la riorganizzazione dei collegamenti tra le due sponde.
Venne così demolito Ponte Emilio, oggi conosciuto come Ponte Rotto, costruito nel secolo A.C. a valle dell’isola Tiberina, presso il più antico ponte Sublicio; si conservano oggi solo un arcata della ricostruzione cinquecentesca e i piloni originali di epoca Romana.
Nel XIII secolo una violenta piena del Tevere ne ha Provocato la caduta, da allora ogni tentativo di ricostruzione era stato puntualmente vanificato dall’inondazione di turno e dopo quella del 25 Dicembre 1598 si decise di non intervenire più.
Nel 1853 lo si volle rendere transitabile applicandovi una pensilina in ferro che lo univa alla sponda sinistra, in seguito demolita per via del pericolo di un improvviso crollo per la lenta erosione dei piloni rimasti ancora in piedi.
Nel 1887, durante i lavori per la costruzione dei muraglioni, si decise la demolizione per sgomberare l’alveo del tevere dai ruderi che intralciavano la corrente e per lasciar spazio al nuovo Ponte Palatino, iniziato nel 1886 ed inaugurato nel 1891
Fu tuttavia mantenuta in piedi l’arcata centrale, di epoca romana, nel 1888 viene inaugurato Ponte Garibaldi, che mette in collegamento il quartiere Trastevere con il centro, immediatamente a monte dell’isola Tiberina.
In origine era costituto da un pilone centrale in muratura e due arcate in ferro, tra il 1953 ed il 1958 le arcate in ferro furono sostituite da altre in muratura con centina metallica incorporata e, sempre a causa dei muraglioni, i ponti storici subirono pesanti manomissioni.
Il Ponte Cestio, edificato alla metà del primo secolo A.C. e restaurato nel IV secolo, nel 1892 per la costruzione dei Muraglioni , fu allungato per adattarlo alla nuova sezione del corso del Tevere.
Si ritenne allora opportuno di demolire i due archetti laterali, regolanti la corrente del Tevere in curva, per sostituirli con due archi più grandi.
Il Ponte Sisto, costruito tra il 1473 ed il 1479 al posto di un ponte Romano più antico, ha tre arcate in muratura, nel 1877-78 fu gravemente deturpato per la sovrapposizione di una passerella in ghisa retta da pesanti mensoloni, la demolizione degli antichi parapetti e la sopraelevazione dei marciapiedi, operazione che ne ha soppresso la curvatura a schiena dì asino, solo nel 1999, a seguito di pesanti restauri per il giubileo del 2000, torno’ alla sua forma originale, ma i segni delle centine metalliche si intravvedono ancora tra un arcata ed i fregi in entrambi i lati.
Dalla fine dei lavori per la costruzione dei Muraglioni le piene del Tevere non hanno più costituito motivo di timore per i Romani, benché il fiume sia stato minaccioso ed addirittura esondato a ponte milvio ed altrove più di una volta: (le aree a valle della città ( dove le sponde son o state arginate in gran parte nel corso del ventennio fascista) continuarono a subire allagamenti per l’effetto di piene eccezionali, come quella del Novembre 1915 e del Dicembre 1937).
Una volta ultimati i lavori di muragliamento del tevere, cioè dopo circa 50 anni dal loro inizio, la città non ha più avuto quel rapporto col fiume con la quale si erano sviluppate le civiltà preromane, l’impero e tutti i regni dal medioevo sino al regno dei savoia.
Il fiume così imbrigliato non faceva più paura ma lentamente è stato dimenticato ed anche gli ultimi fiumaroli dopo gli anni di “poveri ma belli”, lentamente sono andati scemando.
La viabilità su gomma e la motorizzazione di massa hanno ridotto il fiume solo ad un ostacolo da superare con i ponti e nulla più, per fortuna negli ultimi decenni le estati romane hanno cominciato a ripopolare e far riscoprire questo fiume che è la vera culla della nostra civiltà, le ciclopedonali poi ogni giorno la fanno godere a chi, atavicamente, non sa sottrarsi al suo fascino e dove silenzi innaturali incorniciano il lento suo scorrere tra muri di platani verdi dove scompare la città ed i suoi rumori e si può percorrere la città sognando quei tempi in cui le sue case avevano le fondamenta nel suo alveo…ed il tevere era il flumen nostrum.
manca il Ponte del Soldino davanti a Palazzo Salviati