Fontane Itineranti…
La Fontana del Prigione è collocata in modo da apparire come bellissima quinta di sfondo di via Luciano Manara , in Via Goffredo Mameli alle pendici del Gianicolo.
Anche se isolata nel verde, ad un occhio distratto sembrerebbe nata e concepita proprio in quel punto , In realtà anche questo manufatto (quel che ne rimane), racconta ben più di una storia e cercheremo di raccontarvele tutte.
La fontana nata da un progetto di Domenico Fontana, fu realizzata nel 1587-1590 come sfondo prospettico di uno dei viali del grandioso giardino di Villa Montalto Peretti, imponente residenza sull’Esquilino del pontefice Sisto V.
La denominazione di “Prigione” deriva dalla scultura di un prigioniero con le mani legate, che si trova nella nicchia centrale, posta su un piedistallo dal quale un mascherone gettava acqua in un sarcofago, elementi decorativi che già nel 1836 risultavano scomparsi e sostituiti con una scogliera.
La Megalomania di Sisto V e la sfarzosa Villa Peretti con la fontana del Prigione
Durante il papato di Sisto V (1585-1590) alcuni luoghi di Roma cambiarono radicalmente aspetto, tuttavia, questo fervore urbanistico va letto da un non chiaro progetto di sviluppo urbano , frutto e conseguenza di un rancore di vecchia data nei confronti del Cardinale Boncompagni.
Nel 1565 il vescovo francescano Felice Peretti era un teologo inviato in Spagna al seguito del cardinale Ugo Boncompagni, giudice della Santa Sede chiamato a verificare il comportamento “poco ortodosso” dell’Arcivescovo di Toledo.
Tra i due prelati fu subito acredine, forse perché l’erudito cardinale riteneva il Peretti poco raffinato per la corte pontificia, o forse perché lo vedeva troppo dedito alla cura della sua villa sull’Esquilino. Quando il cardinale Boncompagni fu eletto papa (Gregorio XIII, 1572-1585), il Peretti – divenuto nel frattempo cardinale , scomparve dalla scena, emarginato dalla vita di corte.
Tuttavia, come spesso accade, la fortuna cambiò verso, e infatti, nel 1585 il successore di Boncompagni fu proprio il Peretti, che prese il nome di Sisto V. La sua attività urbanistica fu inarrestabile, tracciò strade, rialzò obelischi, condusse a Roma l’acqua Felice (progettata da Gregorio XIII), fece realizzare fontane memorabili, come la mostra dell’acqua Felice in largo di Santa Susanna .
Monumento che in parte è frutto della sofferente condizione psicologica di Sisto V. Alcune scelte artistiche legate a questa fontana ed altre opere, derivano , con molta probabilità, dall’enorme complesso d’inferiorità che affliggeva il pontefice.
La fontana terminale dell’acqua Felice, realizzata dai fratelli Domenico e Giovanni Fontana (nomen omen), fu inaugurata nella piazza di S. Susanna il 15 giugno 1587, pur essendo priva degli ornamenti definitivi.Infatti. All’epoca del’inaugurazione le due Fame (in alto ai lati dello stemma di Sisto V), la statua del Mosè (opera di Prospero Antichi e Leonardo Sormani), i due pannelli laterali e i quattro leoni non facevano ancora parte della struttura.
Per accelerare i lavori Sisto V scrisse un documento (chirografo del 30 novembre 1587) in cui si proibiva a chiunque, soprattutto ai rappresentanti comunali, di intralciare l’opera del suo architetto preferito (Domenico Fontana), sempre alla ricerca di materiali pregiati per la realizzazione delle parti mancanti.
Pochi mesi prima di morire, forse ispirandosi – con umiltà – alle Res Gestae di Augusto, Sisto V pubblicò una Bolla (Supremi cura regiminis, 19 febbraio 1590) in cui elencava le sue imprese edilizie.
Il documento è molto interessante perché descrive anche il contesto topografico; ad esempio le “macerie infinite” che rendevano piazza di S. Susanna “ineguale e deforme” furono demolite per migliorare la prospettiva della fontana.
Purtroppo le cosiddette macerie che ostacolavano il passaggio dell’ultimo tratto dell’acquedotto altro non erano che i resti colossali delle terme di Diocleziano, all’epoca ancora visibili ( sic)
La Megalomania di Sisto V e la sfarzosa Villa Peretti
La Villa costituiva allora la più estesa proprietà privata presente entro le mura cittadine occupando, con un perimetro di circa 6 Km, parte del Viminale, del Quirinale e dell’Esquilino. si estendeva su un perimetro di tre miglia tra i colli suddeti.
Narrata da poeti e letterati, immortalata da pittori ed incisori, non sopravvisse al fervore urbanistico della neonata Italia .
Gli amici costruttori e palazzinari dei Savoia, spietatamente acquisirono terreni e misero mano su questa ed altre ville cementificandole senza pietà . Per realizzare i moderni quartieri residenziali dell’Esquilino e del Viminale, la Stazione Termini e Piazza dei Cinquecento, distruggendo così secoli di storia.
Omologare una Roma stratificata da secoli e millenni, a canoni architettonici di origine asburgica , tanto cari ai Torinesi reggenti d’allora, ma decisamente alieni alla storia della Capitale.
Fu di sicuro uno dei crimini urbanistici più devastante per una città che aveva resistito a Barabari e Barberini, come soleva dirsi. Con la progressiva demolizione della villa, ad ogni buon conto, la fontana del Prigione fu miracolosamente smontata e provvisoriamente accantonata nei magazzini del ministero dell’interno.
Acquistato dal Comune, che lo fece smontare (1888) e ricoverare dapprima a Via Venezia e poi nei giardini di Via del Quirinale, dove si pensava di ricostruirlo.
Dopo qualche anno (1894-95), anche in considerazione del precario stato di conservazione dei pezzi smembrati, si prese la decisione di ricomporre la fontana come fondale monumentale di Via Genova.
In questa fase furono ricostruite le parti mancanti in travertino, la nicchia, la scogliera e la vasca. Nella nuova collocazione, ultimata nel 1895, la fontana rimase fino al 1923.
Quando fu deciso di spostarla nel luogo attuale in seguito alla richiesta del Ministero dell’interno di creare in Via Genova l’ingresso ai nuovi locali delle Centrali Telefoniche.
I lavori, progettati dal Genio Civile, si presentarono particolarmente complessi a causa dell’inserimento del manufatto su preesistenze archeologiche, che furono parzialmente distrutte durante la costruzione delle fondazioni.
L’aspetto della fontana nelle sue linee generali è rimasto sostanzialmente simile a quello originario, risultano perdute le statue di Apollo e Venere che erano poste nella nicchia, ai lati del Prigione, mentre la statua antica sull’attico, che nelle fonti è riferita a Giove, è in realtà una statua del dio della medicina Esculapio.
Gli Elementi del Manufatto
Alla base di ciascuna lesena due piccoli catini sospesi ricevono acqua da altrettante cannelle, mentre una bassa piscina a fior di terra, protetta da sei eleganti colonnine, raccoglie l’acqua proveniente a ventaglio da una grossa testa leonina che sporge al centro della nicchia.
Non tutti gli elementi della fontana sono però originari; molti di essi sono stati rifatti, come le grandi volute laterali, le decorazioni interne in stucco, e probabilmente, la vasca di raccolta dell’acqua; gli elementi in travertino che costituiscono il frontespizio della nicchia ed i pilastri laterali sono invece sicuramente autentici.
Intervento di Restauro
I lavori, eseguiti dalla De Feo Restauri di Roma sono stati preceduti da accurate ricerche storiche e approfondite indagini diagnostiche necessarie per lo studio del monumento e la messa a punto della più idonea metodologia d’intervento.
Sono state eseguite analisi per la caratterizzazione dei materiali costitutivi e delle forme di alterazione e per la conoscenza geologica del terrapieno retrostante a salvaguardia dei resti antichi sottostanti.
Le operazioni di restauro eseguite dal team di restauratori diretti dal Antonio De Feo hanno riguardato: la pulitura delle superfici lapidee e dell’intonaco dallo spesso strato di sporco, dalle sovrammissioni inidonee e dalle consistenti sedimentazioni calcaree.
Il trattamento biocida e l’asportazione della vegetazione infestante; il consolidamento delle superfici disgregate; la revisione delle stuccature e il rifacimento di quelle deteriorate; il trattamento delle parti metalliche; la revisione estetica di tutte le superfici e in particolare delle porzioni ricostruite con malte cementizie.
Infine l’applicazione di un protettivo con funzione idrorepellente e chiaramente; l’impermeabilizzazione della vasca.
Il rifugio aereo
La fontana ed i muraglioni, hanno all’interno un rifugio antiaereo fatto negli stessi anni ma ne parleremo in altro post