Roma, quella sparita, i suoi tesori architettonici, ma non solo. Va premesso lo strano destino di due vie, entrambe con lo stesso nome: Via Alessandrina, ma per tributi a diverse entità, che caddero nel ventennio sotto sua maestà “Il Piccone”: quella poi divenuta Borgo Nuovo alla spina di Borgo e quella in oggetto , che dava il nome a tutto il borgo ai piedi del Rione Monti.
Nel Febbraio del 1933, durante le demolizioni dell’Alessandrino, in un caseggiato al n. 101, della via omonima del borgo; accade un qualcosa di clamoroso:un manovale fece cadere, con una picconata, una lastra metallica nascosta in una intercapedine di mattoni.
Dal foro iniziarono a cadere monete d’oro e gioielli. Il rinvenimento suscitò un vivo interesse, sia per il valore economico smisurato all’eposca, sia per le circostanze del ritrovamento e le cronache di allora si riempirono di particolari sulla vicenda, collegandola nell’immediato , alla notizia di una portentosa vincita al lotto, ad una settimana esatta dal ritrovamento.
Nella popolare Trastevere di allora, qualcuno aveva giocato un terno secco con i numeri 74,62 e 24; rispettivamente “monete”, “anelli d’oro” e “muratore”, portandosi a casa circa un milione , per allora una fortuna smisurata.
Da subito si cercò di capire a chi fosse appartenuto questo immenso tesoro dimenticato, ma non fu difficile risalire al proprietario, considerato che in quella casa abbattuta, abitò dal 1879 al 1895 Francesco Martinetti, un noto antiquario Romano, restauratore e mercante d’arte, un protagonista del mercato antiquario romano della seconda metà dell’800,
Il “sor Checco”, così era chiamato il Martinetti, fu descritto da Augusto Jandolo come “un omone dalla pancia prominente ed il volto pallido, di un grasso flaccido”, che “viveva una vita più che modesta, misteriosa, come un ragno in agguato nel suo buco”. Non tutti la pensavano allo stesso modo: una giovane e facoltosa donna della migliore borghesia lo dipinse come un uomo coltissimo, dalla conversazione affascinante ed i modi affabili, in grado di far dimenticare il suo fisico poco attraente.
Riuscì ad entrare in affari con i direttori dei più grandi musei del suo tempo, di cui seppe oculatamente guadagnarsi la stima. Per ingraziarsi il Direttore Generale delle Belle Arti, Felice Bernabei, donò al Museo di Villa Giulia la Fibula Prenestina, che sembra fosse uscita dalle sue abilissime mani di falsario.
Era noto a tutti come il “Sor Checco” e per anni ebbe a Piazza Montanara il centro dei suoi commerci: acquistava dai contadini le “anticaje e petrelle” che questi ritrovavano nei loro campi per poi rivenderle a prezzi centuplicati.
Non ebbe a vedere il destino della sua casa e del suo negozio, entrambi finiti sotto la furia del Piccone “risanatori”del Ventennio, sebbene in tempi di poco diversi..chissà se anche nel suo luogo di lavoro , a causa della sua morte repentina, ebbe a lasciare tesori murati?!,
Nonostante la sua enorme ricchezza pare fosse avaro come nelle peggiori favole: la sua morte avvenne infatti, per il suo capriccio di voler andare a trovare “a piedi”, la moglie morta al Verano, malgrado fosse in atto un violento acquazzone, il tutto solo per risparmiare il biglietto del tram….(sic)
Fini così, stroncato da una polmonite fulminante, in pochi giorni a seguire (ciò spiega il perché non abbia avuto il tempo, o solo voluto, comunicare l’ubicazione del suo tesoro ad eventuali eredi…
Questo, ammontava a 2529 monete d’oro antiche, medioevali, moderne e ottocentesche e 81 tra oggetti di oreficeria antica e gemme, molte delle quali, si riconobbe in seguito , provenienti dalla collezione boncompagni ludovisi, di cui si era persa ogni traccia.
Al termine di una lunga ed annosa controversia tra gli eredi di Martinetti, il Governatorato fi Roma, proprietari dello stabile espropriato e gli operai che il tesoro ebbero a scoprire, il tesoro confluì nel medagliere dei musei capitolini…
Stupenda!!!
Sono senza parole ma tanti complimenti a Voi che avete fatto questa splendida ed esaustiva ricerca. F.Cervini
Complimenti a Voi che avete fatto questa splendida ed esaustiva ricerca. F.Cervini